La fascite plantare causa forte dolore calcaneare.
Si manifesta soprattutto tra gli sportivi ed è causata dalla ripetizione continua di eccessivi sovraccarichi a livello podalico.
Per capire bene le cause d'origine ed i trattamenti più utili per curare la fascite plantare
bisogna innanzitutto dare un rapido sguardo all'anatomia del piede.
Il legamento arcuato (o aponeurosi plantare) è una robusta fascia fibrosa
che unisce la zona plantare interna del calcagno con la base delle dita.
Questo legamento gioca un ruolo molto importante nella trasmissione del peso corporeo
al piede durante la deambulazione e la corsa.
In particolare quando il piede si eleva sulle punte staccando il tallone dal suolo
l'aponeurosi plantare subisce una distensione .
Quando il medico diagnostica una fascite plantare significa che il legamento arcuato
si è infiammato a causa dell'eccessivo utilizzo.
Nella fase precoce la fascite plantare tende a coinvolgere l'inserzione di questo legamento
a livello calcaneare causando dolore in quest'area.
Successivamente il dolore tende a spostarsi verso l'avampiede
migrando lungo tutta la pianta e risparmiando soltanto la punta delle dita .
La fascite plantare può insorgere a causa di innumerevoli fattori, spesso combinati tra loro;
piedi piatti o cavi, scarpe inadeguate , sovrappeso, obesità, allenamenti inadeguati
o debolezza di alcuni muscoli della gamba come il polpaccio, il peroneo,
il tibiale posteriore e l' estensore comune lungo delle dita del piede.
Diagnosi
Solitamente la diagnosi di fascite plantare viene effettuata dopo un'attenta valutazione clinica della sintomatologia.
Indagini strumentali, come radiografie e TAC non sono solitamente necessarie
ma possono essere utili per evidenziare od escludere ulteriori cause di dolore al tallone
(artrosi astragalo calcaneare, fratture da stress, tumori, ecc).
Molto utile per valutare l'appoggio plantare in statica e in dinamica in relazione alla situazione posturale ,
risulta invece la BIOMETRIA DIGITALIZZATA
che è un'Analisi Baropodometrica Cinematica Digitalizzata della Postura e della Deambulazione.
(evoluzione tecnologicamente avanzata della vecchia baropodometria computerizzata)
Sintomi
Quando un paziente soffre di fascite plantare il tessuto connettivo che forma la volta plantare si sfibra degenerando ed infiammandosi.
Entrambe queste anomalie possono rendere piuttosto dolorose attività comuni come fare le scale.
Il sintomo principale della fascite plantare è proprio il dolore, spesso più severo al risveglio e localizzato nella parte interna del tallone.
Dopo questa prima fitta il dolore tende a diminuire per ricomparire dopo una lunga passeggiata o al termine della giornata.
Nello sport il dolore insorge solitamente nelle fasi di riscaldamento iniziale per poi scomparire mano a mano che l'allenamento prosegue.
I sintomi tipici della fascite plantare sono causati dalla ripetizione continua di microtraumi
che si ripercuotono sulla fascia "sfibrandola" poco a poco.
Alla base di questa degenerazione vi è la perdita di elasticità del legamento,
associata ad un suo eccessivo accorciamento.
Ogni volta che estendiamo dorsalmente il nostro piede sollevandoci sulle punte l'aponeurosi plantare viene stirata.
L'entità di questo stiramento è tanto maggiore quanto più lo stacco è vigoroso.
Le lesioni ligamentose sono tanto più probabili quanto più velocemente viene applicata la forza di trazione.
Per questo motivo in seguito ad una forte azione di spinta sull'avampiede può verificarsi
una rottura di alcune fibre che formano la fascia (a causa dell'eccessivo allungamento).
Queste lesioni solitamente sono impercettibili e per nulla gravi ma necessitano di tempi piuttosto lunghi per essere riparate.
A questo punto appare piuttosto evidente come la ripetizione continua di microtraumi
causi a lungo andare una degenerazione del legamento dando origine alla fascite plantare.
Il punto più sensibile a questo tipo di lesioni è l'inserzione calcaneare dell'aponeurosi che dopo la degenerazione
tende ad infiammarsi causando il caratteristico dolore nella regione mediale (interna) del calcagno.
Durante il riposo notturno si verifica la situazione opposta:
le punte dei piedi sono rilassate e tendono a guardare verso il basso.
Di conseguenza il legamento arcuato tende ad accorciarsi.
Al mattino, non appena ci si alza dal letto i piccoli movimenti del piede richiedono un allungamento del tessuto fibroso
che tende tuttavia a rimanere contratto causando dolore.
Lo stesso movimento piano piano stimola l'allungamento dell'aponeurosi plantare
favorendo la regressione del dolore.
Cura e trattamento
Il trattamento della fascite plantare si basa sul riposo iniziale e sul controllo dell'infiammazione.
Vediamo allora quali sono le regole più importanti da seguire per facilitare la guarigione.
RIPOSO
sospendere per qualche settimana gli allenamenti ed evitare di camminare
o rimanere in piedi troppo a lungo, specie su superfici rigide.
Il riposo iniziale aiuta solitamente ad alleviare il dolore e a ridurre l'infiammazione locale.
E' molto importante sospendere gli allenamenti alle prime avvisaglie della fascite plantare:
ignorare il dolore continuando ad allenarsi o sopprimendolo con farmaci specifici,
favorisce infatti la cronicizzazione della patologia complicandone notevolmente il trattamento.
Se il dolore è particolarmente intenso ed accentuato dal carico il soggetto non deve esitare
ad utilizzare delle stampelle per scaricare completamente il piede dolente.
GHIACCIO
particolarmente utile quando insorgono fitte dolorose poiché favorisce l'attenuazione
di alcuni dei sintomi tipici della fascite plantare come il dolore al tallone.
si consiglia di collocare un sacchetto di ghiaccio o una bottiglietta di acqua ghiacciata
al di sotto del proprio tallone per circa 10/15 minuti tre o quattro volte al giorno.
ESERCIZI DI ALLUNGAMENTO
Molto importanti per riabilitare la funzionalita dell'oponeurosi plantare
lo stretching aiuta a distendere i tessuti che circondano il calcagno,
favorendo la guarigione dalla fascite plantare.
alcune semplici esercitazioni da effettuare al mattino appena svegli dopo aver consultato il parere di un medico:
1
In piedi, di fronte alla parete, a circa un metro di distanza.
Collocare il piede sano in avanti rispetto all'altro.
Mantenere la gamba posteriore diritta con il tallone appoggiato a terra e le punte dei piede diritte in avanti.
Appoggiare le mani al muro e lentamente inclinare in avanti il busto fino ad avvertire una certa tensione a livello del polpaccio.
Mantenere la posizione per venti secondi e ripetere 3-4 volte.
Se la tensione avvertita è leggera anche con il busto molto inclinato,
distanziatevi maggiormente dalla parete.
Ripetere lo stesso esercizio mantenendo la gamba posteriore leggermente piegata.
In questo modo si andrà ad allungare maggiormente la parte inferiore del polpaccio.
2
Seduti a terra su una superficie rigida con la gamba del piede dolente tesa in avanti e l'altra piegata.
Il piede colpito da fascite plantare và mantenuto diritto ed appoggiato soltanto sul tallone.
Avvolgere un asciugamano o un elastico attorno alla volta plantare del piede dolente ed impugnarlo alle estremità.
Delicatamente tirare l'asciugamano verso il corpo percependo la tensione dei muscoli
della parte posteriore della coscia e della fascia plantare.
Mantenere la posizione per 20-30 secondi e ripetere 3-4 volte.
Se la tensione avvertita è leggera riponete l'asciugamano e ripetete l'esercizio
inclinando il busto in avanti cercando di tirare verso di voi la punta del piede.
3
Posizione eretta o seduta.
Con il piede colpito da fascite plantare scalzo afferrare un tovagliolo con la punta delle dita,
sollevarlo leggermente, lasciarlo cadere e ripetere venti volte.
Un alternativa a questo esercizio consiste nel rimettere in una tazza
delle palline sparse sul pavimento con l'ausilio delle sole dita del piede.
4
Salire su uno scalino con entrambi i piedi.
Appoggiandosi alla parete o aggrappandosi alla ringhiera,
arretrare il piede dolente in modo che il tallone sia libero di scendere verso il basso.
Lentamente e senza forzare troppo l'allungamento abbassare il tallone;
non appena si percepisce una leggera tensione al polpaccio fermare la discesa,
mantenere la posizione per circa venti secondi e ritornare nella posizione di partenza. Ripetere 3-4 volte.
5
Con la pianta del piede appoggiata al terreno sollevare le dita mantenendo il tallone in appoggio.
A questo punto abbassare le dita toccando il terreno ad eccezione dell'alluce.
Abbassare l'alluce, tenerlo appoggiato al terreno e sollevare soltanto le altre quattro dita. Ripetere per venti volte.
6
Seduti su una sedia, con le ginocchia flesse a 90° ed entrambi i piedi completamente appoggiati al pavimento.
Alzare verso l'alto la punta del piede colpito da fascite plantare mantenendo il tallone appoggiato al terreno.
Mantenere la posizione per 5 secondi, rilassarsi e ripetere l'esercizio 10 volte.
7
Con il piede colpito da fascite plantare scalzo e con il ginocchio omolaterale flesso a 90°,
appoggiare una lattina ghiacciata sotto la volta plantare.
Esercitando una leggera pressione far rotolare la lattina dal tallone sino alle dita e viceversa.
Ripetere i movimenti per 3-5 minuti.
Questo esercizio è particolarmente utile al termine della seduta
in quanto unisce gli effetti benefici dell'allungamento e della proppricezione a quelli altrettanto positivi della crioterapia.
ORTESI PODALICE PLANTARI PERSONALIZZATE
Questi plantari possono permettere ai pazienti di continuare le loro attività sportive, lavorative e ricreative senza dolore.
Riprogrammando la biomeccanica del piede e azzeranto i punti di instabilità statica e dinamica
dei carichi ascendenti (causati dal piede) o discendenti (causati da problematiche posturali)
Allungando e stimolando in modo propricettivo la zona dell'oponeurosi plantare,
sono spesso la chiave per sconfiggere definitivamente la fascite plantare.
TUTORI NOTTURNI
aiutano a mantenere distesi i tessuti fibrosi che formano la volta plantare durante il riposo.
In questo modo si va ad eliminare uno dei più fastidiosi sintomi della fascite plantare,
il dolore al risveglio, causato dalla contrazione notturna dell'aponeurosi.
Anche il massaggio della volta plantare e del tallone prima di scendere dal letto può contribuire a ridurre il dolore
NON PERDETE TEMPO
Seguendo questi consigli la maggior parte dei pazienti trova sollievo nel giro di 4-8 settimane
(talvolta possono essere necessari tempi più lunghi fino a 6 mesi).
Tanto più tempestivamente viene iniziato il trattamento riabilitativo
tanto più precocemente si assisterà ad una riduzione della sintomatologia dolorosa.
Al contrario se non si attuano le misure necessarie la fascite plantare, oltre a cronicizzare,
tenderà a modificare l'appoggio plantare del soggetto
causando a lungo andare complicazioni anche a livello delle ginocchia del bacino e della colonna vertebrale.
Per scongiurare ciò è consigliabile iniziare prima di tutto dall'utilizzo di
Ortesi Podaliche Plantari Personalizzate
INFILTRAZIONI CORTISONICHE
Può capitare che la condizione dolorosa persista dopo diversi mesi
nonostante la rigorosa applicazione di queste prime opzioni di trattamento.
In questo caso il medico può decidere di eseguire delle iniezioni locali di cortisone per favorire la riduzione dell'infiammazione.
Tale pratica, si dimostra efficace dal punto di vista della risoluzione immediata della sintomatologia,
non è tuttavia priva di rischi in quanto può favorire l'indebolimento della fascia plantare
ed atrofizzare il cuscinetto adiposo che protegge il tallone.
TERAPIE FISICHE
Alcune terapie fisiche si sono dimostrate efficaci nella cura della fascite plantare,
tra queste ricordiamo ultrasuoni, ionoforesi, fonoforesi, massaggio ed onde d'urto (litotritore).
Proprio queste ultime aumentano la velocità di rigenerazione legamentosa
causando veri e propri microtraumi all'interno dell'aponeurosi plantare.
Nonostante l'apparente contraddizione queste onde d'urto aumentano la capillarrizzazione locale
ed il metabolismo cellulare favorendo il processo di riparazione spontanea del tessuto legamentoso.
CONSIGLI IMPORTANTI DOPO LA GUARIGIONE
Se tutte queste opzioni terapeutiche hanno successo è importante che il paziente
continui a praticare gli esercizi di allungamento ponendo molta cura nella scelta delle calzature.
Importantissimo l'utilizzo dei Plantari (Ortesi Podaliche Plantari Personalizzate)
che sono in grado, tra l'altro di proteggere il tallone ed equilibrare la distribuzione dei carichi sulla pianta.
In questo modo si potrà scongiurare la ricomparsa della fascite plantare,
che talvolta dopo un'apparente guarigione si ripresenta nel giro di pochi mesi.
In particolare andrà attentamente valutata l'ipotesi di ricorrere a specifici plantari
INTERVENTO CHIRURGICO DI DISTENSIONE
Se al contrario tutti questi trattamenti si dimostrano inefficaci
il medico potrà decidere di ricorrere all'intervento di distensione chirurgica.
Come tutte le operazioni chirurgiche anche questo tipo di intervento non è tuttavia privo di rischi
e va pertanto effettuato soltanto qualora la fascite non accenni a migliorare
dopo un trattamento aggressivo prolungato (8-12 mesi).
Si tratta in effetti di un intervento ad alto rischio di complicazioni
(infezioni, lesioni nervose, rilascio eccessivo della fascia e persistenza dei sintomi in caso di diagnosi errata).
Il ricorso all'operazione, che può essere svolta in endoscopia o con le tecniche chirurgiche tradizionali,
va quindi effettuato soltanto dopo un'attenta valutazione della propria condizione con uno specialista.