Alluce Valgo

Aumentano i casi di Alluce Valgo. Le donne sono colpite 10 volte di più degli uomini. La deformazione fa soffrire, ma può anche compromettere la funzionalità di ginocchio e colonna vertebrale. 

Quasi un adulto su tre, soffre di alluce valgo, un disturbo che nei Paesi industrializzati è tra le cause principali di intervento chirurgico ortopedico. A patirne sono in particolare le donne - 10 volte più degli uomini - complici le calzature con tacco alto e punta molto stretta. 

"Per alluce valgo", si intende una deformità per cui l'alluce devia verso le altre dita del piede giungendo. nei casi più gravi a sovrapporsi al secondo e al terzo dito, con conseguenze estetiche, ma soprattutto funzionali invalidanti. A causa della lussazione dei sesamoidi (due ossicini che fungono da binari per l'articolazione dell'alluce) la deviazione laterale del primo dito provoca una borsite da sfregamento contro la scarpa, cioè un'infiammazione caratteristica e molto dolorosa. A lungo andare, lo squilibrio prodotto nell'assetto del piede dallo spostamento dell'alluce può portare a lesioni ossee e articolari, a callosità e ulcerazioni nella parte anteriore del piede tali da provocare un dolore cosi intenso da impedire l'uso di calzature o, nei casi più gravi, l'appoggio del piede. Inoltre, la deformazione progressiva del piede, oltre a generare dolori, determina un appoggio alterato che può avere ripercussioni serie sulla deambulazione su altre strutture, quali ginocchia , anche e colonna vertebrale ". 

Le cause dell'alluce valgo sono molteplici e non ancora del tutto chiarite. La principale sembra essere di tipo biomeccanico: un sovraccarico e instabilità della parte anteriore del piede che deriva da una curvatura ridotta della pianta ( piede piatto ). Altre cause possono risiedere in eventi traumatici non curati in modo adeguato, in fenomeni infiammatori, disturbi della postura, debolezza a livello dei muscoli e dei legamenti del piede. 

Si distinguono forme congenite che si manifestano in giovane età e forme acquisite che compaiono più avanti nel tempo, in modo caratteristico nelle donne con più di cinquant'anni, e che in genere sono dovute all'uso di scarpe a punta stretta e col tacco alto. Per questo, il primo provvedimento è il cambio di calzature: sono indicate quelle a pianta larga, allacciate (i lacci possono essere regolati ogni qual volta viene indossata la calzatura e sono gli unici che riescono a contenere la spinta del piede in avanti durate la deambulazione, con tacco quattro o cinque centimetri, non più alto ma neanche più basso poichè se troppo basso sconvolgerebbe la biomeccanica deambulatoria tirando troppo estensore lungo dell'alluce aumentando il valgismo, prive di cuciture o di tomaia troppo rigida per evitare compressioni. Se non basta ad alleviare il dolore si può ricorrere a plantari o a calzature ortopediche. Anche la fisioterapia è indicata. Ma si tratta di palliativi, in grado di rallentare l'evoluzione del processo senza farlo regredire. 

Ill Podologo, esegue una visita biomeccanica podo-posturale esaminato mediante manipolazione e palpazione le articolazione del piede, in particolare dell'avampiede oscultando attentamente laa zona metatarso-falangea. L'esame radiografico, può permette di quantificare l'ampiezza in gradi della deviazione ossea. Verrà eseguita una indagine podo-posturale valutando contestualmente  l'appoggio plantare: l'analisi della deambulazione sarà atta a verificare disfunzioni del passo e relazionarli a paramorfismi degli arti inferiori di natura ascensionale o discensionale e pertanto di programmare  l'intervento riabilitativo podologico più appropriato.

Il Podologo può decidere di produrre un ortoplastica correttiva in silicone, eventualmente con l'ausilio di un bendaggio funzionale e/o un taping kinesiologico, e/o ancora decidere di riprogrammare prima l'appoggio plantare in relazione all'azione posturale per mezzo di ortisi podaliche plantari personalizzate costruite su misura. 

La Chirurgia, ultima spiaggia, prevede una visita dal chirurgo ortopedico che deciderà l'intervento chirurgico più appropriato: 

ogni alluce valgo, infatti, può essere differente dagli altri e l'età, il sesso, l'attività sportiva del paziente sono da tenere in conto per valutare la strategia dell'intervento. "Sono state messe a punto moltissime tecniche chirurgiche per l'alluce valgo", 

tutte però, sono in sostanza riconducibili a due procedure: 

La prima è detta " osteotomia di direzione "; consiste nel ridare il corretto orientamento al primo osso del metatarso (il gruppo di cinque ossa che costituiscono la parte anteriore del piede) ed è usata soprattutto per le forme familiari, che compaiono in giovane età, già a venti anni. Se il disturbo è presente da molto tempo (in tal caso tutto l'alluce è deformato ed è compromessa anche la parte anteriore del piede, che non appoggia più in modo corretto), si procede invece resecando la base della prima falange dell'alluce, accorciando in questo modo il dito e riposizionando i sesamoidi. In ultimo, si elimina il tessuto osseo in eccesso a livello della sporgenza della borsa. 

In entrambi i casi la permanenza in sala operatoria è breve, oscillando dalla mezz'ora ai tre quarti d'ora. L'intervento può essere fatto in day hospital, ma di solito sono necessari un giorno e una notte di permanenza in ospedale. I tempi di recupero sono variabili a seconda del tipo di intervento, ma è sempre possibile lasciare l'ospedale con le proprie gambe, utilizzando una calzatura apposita che scarica il peso del corpo sul calcagno. La ripresa delle normali attività avviene, in genere, entro due o tre mesi dall'intervento". 

Attenzione, il chirurgo ortopedico dovrebbe, e questo non sempre avviene, indirizzare dal Podologo il paziente non critico prima di decidere per l'intervento. Diviene invece ineluttabile il rimando dal Podologo subito dopo l'intervento chirurgico: l'intervento chirurgico non risolve i problemi tendino-muscolari le trazioni dei tendini continueranno e ben presto è possibile un cegidivare del valgismo.
Il Podologo intervenendo con i tutori ortesici già citati stabilizzerà l'asse metatarso-falangeo del primo raggio e favorirà un decorso duraturo nel tempo.